Santuario Montagna Spaccata
Il complesso della “Montagna spaccata” si incastona nel contesto di tre fenditure della roccia. Una leggenda vuole che quando Gesù Cristo morì sulla croce il velo del Tempio di Gerusalemme si squarciò provocando tre profonde fenditure nella roccia, che oggi è conosciuta come la Montagna Spaccata di Gaeta.
Per visitarlo bisogna prendere la scalinata accanto alla chiesa e scendere attraverso una stretta fenditura nella roccia fino a una cappella molto semplice. La cappelletta è praticamente sospesa sull’acqua. Da dentro non si capisce, occorre salire le scale fino alla parte superiore, dove c’è il tetto della cappella e un colpo d’occhio magnifico sulla fenditura.
Fondato nell’XI sec. dai Benedettini, la configurazione attuale del complesso religioso risale alla fine del XVII sec. ed è una sintesi semplificata ma elegante di modelli del barocco napoletano e spagnolo. In questo Santuario hanno pregato numerosi pontefici, sovrani vescovi e santi tra cui Papa Pio IX, Bernardino da Siena, Ignazio di Loyola, Leonardo da Porto Maurizio, San Paolo della Croce, Gaspare del Bufalo e San Filippo Neri. La leggenda vuole che San Filippo Neri abbia vissuto all’interno della Montagna Spaccata trovando rifugio su di un giaciglio in pietra oggi conosciuto appunto come il “letto di San Filippo Neri“.
Per info: tel. 0771/462068
A destra della chiesa si percorre un corridoio scoperto con alle pareti le stazioni della Via Crucis in riquadri maiolicati, opera di R. Bruno (1849): sotto ogni quadro i versi del Metastasio. Lungo la scalinata che porta nelle viscere della montagna, lungo la stretta spaccatura di roccia, è possibile notare sulla parete di destra un distico latino con a fianco la cosiddetta “Mano del Turco”, la forma di una mano (le cinque dita nella roccia) che, secondo la leggenda, si sarebbe formata nel momento in cui un marinaio turco miscredente si era appoggiato alla roccia che miracolosamente divenne morbida sotto la sua pressione formando l’impronta della mano.
Nel 1434 dall’alto dei due costoni di roccia che hanno dato origine al nome (di montagna spaccata) si staccò un macigno che andò ad incastrarsi più in basso tra le pareti della fenditura. Su di esso venne realizzata una piccola cappella dedicata al Crocifisso (sec. XIV) con all’interno la tomba del generale napoleonico Alessandro Begani, comandante della Piazzaforte di Gaeta nell’assedio del 1815. Salendo sulla piccola cupola si può ammirare lo strapiombo su cui è situata.
A sinistra del Santuario della Santissima Trinità ci sono le scale per scendere alla grotta del Turco, una bellissima apertura data da una seconda stretta fenditura nella montagna. Un luogo paradisiaco, che per raggiungerlo è necessario fare 300 gradini.
Una volta arrivati alla fine della scalinata si può ammirare lo spettacolo naturale della gola che si tuffa nel mare. Storicamente, la Grotta del turco è stata così denominata, in quanto nel IX secolo, ai tempi del Ducato di Gaeta, le navi dei saraceni trovavano rifugio tra le fenditure di questo strategico promontorio, pronti ad attaccare di sorpresa le navi in transito, al fine di depredarle dei loro carichi.