Chiesa di Santa Maria Maggiore
Alla chiesa di S. Maria Maggiore già della SS. Annunziata si accede da un semplice ed ampio portico, di stile gotico, con tre archi ogivali e tre portali (che sono stati ricostruiti dopo le distruzioni della Seconda guerra mondiale), dei quali quello di mezzo, più grande, è anch’esso ogivale e risale al XIV secolo.
La tradizione locale dice che il portale vi fosse stato trasportato da San Francesco.
Le prime notizie, inerenti alla chiesa, risalgono al 26 marzo 1363, quando essa è ricordata nel testamento del conte di Fondi, Onorato I Caetani, che fece un lascito di 20 once. Di stile romanico-laziale, è decorata esternamente con fasce di pietra bianca alternate a laterizio, con dei cornicioni posti al termine di ogni piano.
Nel 1600 la chiesa era a tre navate: quella centrale era coperta a tettoia, con l’altare maggiore ed il coro coperto a volta. In essa vi erano: l’organo, il pulpito, la fonte battesimale e il campanile con due campane. Agli inizi del XVIII secolo essa fu ampliata ed ebbe radicali restauri. La caratteristica principale del tempio era il soffitto a cassettoni, d’oro zecchino. Quest’ultimo fu successivamente rimosso per un crollo, avvenuto nel 1829, e la chiesa fu rifatta in muratura.
Durante la seconda guerra mondiale l’edificio fu distrutto dai bombardamenti del 1944, ad eccezione del campanile duecentesco (recentemente restaurato).
Per evitarne la distruzione, vennero staccati alcuni affreschi ora conservati nella vicina chiesa di San Michele Arcangelo. A seguito della distruzione, la chiesa della SS. Annunziata (all’interno della quale si conserva un Busto argenteo della Madonna della Civita, proprietà del popolo di Itri che contribuì alla sua realizzazione con una questua) fu anche ridenominata chiesa di Santa Maria Maggiore.
L’interno della chiesa è a tre navate: nel lato destro vi è la cappella del Crocefisso con altare in marmo intarsiato, nel cui paliotto sono scolpite le Anime del Purgatorio, mentre sopra il Fastigio vi è raffigurata la Sacra Sindone. Quest’opera può riportarsi al XVIII secolo.
Nell’altare della navata sinistra riposa il corpo di San Costanzo martire, i cui resti sono ricoperti da vesti ricamate.